Orosei è il secondo comune dItalia, dopo Novara, a dare un secco stop ai sacchetti non biodegradabili usati per la spesa. Il giro di vite vuole finalmente dire basta ai finti sacchetti biodegradabili, costituiti da plastica con additivi. Questi ultimi sacchetti, quando vengono usati e smaltiti insieme alla frazione organica dei rifiuti, generano molti problemi visto che sempre di plastica si tratta.
La legge 28 del 24 marzo 2012 stabilisce che gli unici sacchetti per asporto merci commercializzabili in Italia sono quelli:
- biodegradabili e compostabili conformi alla EN 13432, che possono essere conferiti alla raccolta della frazione organica e avviati a compostaggio;
- riutilizzabili di spessore superiore a 100 micron per usi non alimentari e 200 micron per gli usi alimentari, se con maniglia esterna alla dimensione utile del sacco;
- riutilizzabili di spessore superiore a 60 micron per usi non alimentari e 100 micron per usi alimentari se con maniglia interna alla dimensione utile del sacco (c.d. sacchi a fagiolo).
Nello scorso mese di aprile una ricerca condotta da ISPO per conto di Assobioplastiche successivamente all’introduzione della legge e volta ad analizzare le abitudini dei consumatori nell’uso di sporte e sacchetti per la spesa, aveva rivelato che gli italiani si sono adeguati velocemente alle nuove norme con l’80% dei clienti dei supermercati che aveva dichiarato di utilizzare, una volta in cassa, sporte o sacchetti portati con sé da casa (in stoffa, nylon o in plastica rigida e dura riciclabile).
Lo stesso studio aveva inoltre evidenziato che i sacchetti fuori legge vengono ancora usati nel piccolo commercio e nei mercati, dove al consumatore privo della propria busta vengono spesso proposti sacchetti che si autodefiniscono biodegradabili ma che non sono certificati secondo lo standard en 13432 come la legge richiede,se non addirittura gli shopper usa e getta in plastica tradizionale.