Barilla ha reso pubblico il suo bilancio sostenibilità relativo al 2016 “Buono per te, buono per il pianeta”, incentrato sugli sforzi dell’azienda nel settore dell’ecosostenibilità. Sono quaranta i milioni di euro investiti complessivamente al fine di migliorare i prodotti dal punto di vista del profilo nutrizionale e ben centocinquanta le ricette che sono state riviste per garantire prodotti da forno di qualità e senza l’olio di palma fra gli ingredienti.
L’olio di palma rimosso dalle centocinquanta ricette è stato sostituito con degli olii vegetali, per la maggior parte con olio di girasole, i quali vantano una minore concentrazione di acidi grassi saturi.
L’azienda ha incrementato del 30% l’acquisto di grano duro sostenibile, per un totale di 190.000 tonnellate acquistate solo nel 2016. L’operato della Barilla ha portato a degli ottimi risultati, con un incremento del fatturato del 2% rispetto al 2015, fatturato che si è attestato a 3,413 miliardi di euro.
L’interesse dell’azienda al profilo nutrizionale e alla sostenibilità dei prodotti non è sicuramente recente: analizzando i prodotti dall’anno 2010 si nota che sono trecentosessanta le ricette modificate per la sostenibilità, undici i prodotti nuovi senza glutine introdotti e diciassette i prodotti introdotti o migliorati all’interno della linea integrale.
Per quanto riguarda il grano duro, oltre all’incremento del 30% sull’acquisto, è aumentata anche la percentuale di coltivatori Italiani coinvolti nel miglioramento della sostenibilità, percentuale salita del 13% se confrontata con quella del 2015. Secondo i dati forniti dalla Barilla, questa scelta avrebbe consentito di ridurre le emissioni di gas serra, di tagliare i costi di produzione fino al 30% e di aumentare le rendite fino al 20%. A molti degli agricoltori Italiani sono stati proposti contratti di collaborazione triennale, invece che annuale, per rafforzare ulteriormente la crescita dell’azienda e per sostenere l’economia locale del nostro paese.
L’obiettivo per il 2017 fissato dall’azienda è far aumentare fino a 250.000 tonnellate il grano duro acquistato, il quale andrebbe a coprire circa il 35% del fabbisogno annuale di questa preziosa materia prima.